E’ stata pubblicata il 25 novembre, sulla rivista “Cell reports” un’importante ricerca sulla clonazione dal titolo “Exogenous expression of human protamine 1 (hPrm1) remodels fibroblast nuclei into spermatid-like structures” guidata dal prof. Pasqualino Loi dell’Università di Teramo.
Dopo 18 anni di tentativi, con scarsissimi successi, possono riprendere le ricerche sulla clonazione grazie ad una tecnica messa a punto dall’Università di Teramo. Si tratta di cellule adulte “trasformate” in spermatozoi che ingannano l'ovulo per convincerlo a riprogrammarle, facendole tornare bambine. Tra le applicazioni, la tutela di specie a rischio.
Gli esperimenti sulla clonazione condotti negli ultimi 15 anni consistevano nel trasferimento del nucleo, ossia struttura in cui è impacchettato il DNA, di una cellula adulta in un ovulo precedentemente privato del suo nucleo. Le macchine molecolari dell'ovulo avrebbero fatto il resto, stimolando il nucleo della cellula adulta a tornare indietro nel tempo, fino a trasformarlo in quello di una cellula bambina e indifferenziata.
''E' stata una strada piena di difficoltà: i cloni che nascevano avevano molti difetti e avevano un'alta percentuale di mortalità'', ha affermato il prof. Loi. La spiegazione di tutti questi insuccessi è nel fatto, ha aggiunto, che ''in milioni di anni di evoluzione l'ovocita non ha mai ricevuto cellule somatiche, ma solo spermatozoi e sa come trattarli''.
E' così che il gruppo del prof. Loi si è messo al lavoro in cerca di un'alternativa, nella ricerca che ha come primi autori Domenico Iuso e Marta Czernik, assegnisti dell’Università di Teramo, e condotta in collaborazione con gruppi di ricerca francesi e polacchi.
''Ci sono voluti dieci anni di lavoro - ha aggiunto Loi - per costringere una cellula somatica differenziata a diventare uno spermatozoo''. E' stato possibile trasferendo nella cellula adulta la proteina chiamata protamina, che viene prodotta nelle fasi finali di maturazione degli spermatozoi: una volta introdotta nella cellula adulta, la proteina ne trasforma la struttura, dandole la forma allungata caratteristica degli spermatozoi. Quanto basta per ingannare l'ovocita e spingerlo a riprogrammare efficacemente la cellula.
''Applicando questa tecnica in vitro - ha detto Loi - abbiamo ottenuto un numero di embrioni doppio rispetto a quello prodotto finora con la tecnica tradizionale''.
l lavoro di Iuso et al., dimostra che l’espressione indotta di un solo gene, la protamina, trasforma il nucleo di una cellula differenziata in quello di uno spermatozoo entro 48 ore.