Clonazione: vive e vegete le eredi della pecora Dolly. anche dall’Università di Teramo le nuove frontiere della ricerca

La pecora Dolly
La pecora Dolly

Dalle stesse cellule di ghiandola mammaria da cui nacque Dolly sono nate altre quattro pecore che hanno oggi un’età tra i 7 e 9 anni, l’equivalente di 60-70 anni nell’uomo, la prima dimostrazione di come i cloni possano vivere a lungo e in buona salute.

 

È quanto emerge – come riportato dall’agenzia Ansa ‒ da uno studio pubblicato oggi su Nature Communications da Kevin Sinclair, dell’Università di Nottingham, che il 9 giugno scorso era all’Università di Teramo per un convegno internazionale sugli effetti epigenetici delle tecnologie riproduttive organizzato da Pasqualino Loi docente di Fisiologia della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Teramo.

 

«È un risultato importante – ha spiegato Pasqualino Loi, pioniere delle ricerche sulla clonazione – perché dimostra che anche gli animali clonati crescono e diventano vecchi in modo normale». Pasqualino Loi, come Kevin Sinclair, è stato allievo di uno dei “papà” di Dolly, il biologo Keith Campbell, e nel 2003 ha guidato un team di ricercatori che in Sardegna ha fatto nascere Ombretta, il primo muflone clonato.

 

Il gruppo di ricerca di Pasqualino Loi sta portando avanti una procedura per migliorare l’efficienza della clonazione animale. Si tratta di un protocollo che consente la “trasformazione” di cellule differenziate del sottocute (derma) in strutture simili a spermatozoi.

Dolly era stata ottenuta inserendo il nucleo di una cellula della ghiandola mammaria di una pecora adulta nell’oocita di un’altra pecora e una volta diventato embrione, trasferito nell’utero di una terza pecora.

 

A soli 5 anni però Dolly mostrò i segni dell’insorgenza di osteoartrite, malattia considerata insolita a questa giovane età, e morì a poco più di 7 anni per infezione polmonare. Questi problemi medici sollevarono il dubbio che la tecnica potesse essere alla base di insorgenza precoce di malattie dell’invecchiamento «ma i dati pubblicati adesso rasserenano gli animi di tutti – ha commentato Loi – ed eliminano uno degli argomenti cardine su cui è stata approvata recentemente la messa al bando in Europa all’importazione di prodotti derivati da cloni».

 

«È indubbio che nelle tecniche di clonazione ci siano ancora un po’ di difficoltà – ha concluso Loi – ma in questi anni ci sono stati tanti passi in avanti. Bisogna pensare ai primi trapianti di cuore, se avessimo abbandonato dopo le prime difficoltà oggi non potremmo salvare così tante vite umane».

 
 

Ultimo aggiornamento: 28-07-2016