"I fiori del male". Mostra sulle donne in manicomio nel regime fascista

Martedì 8 marzo 2016, alle ore 12.00, presso la Biblioteca provinciale “Melchiorre Delfico”, il rettore dell’Università degli Studi di Teramo Luciano D’Amico inaugurerà la mostra foto-documentaria dal titolo I fiori del male. Donne in manicomio nel regime fascista curata da Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante, autori anche del relativo catalogo che sarà presentato sempre l’8 marzo alle ore 9.30 presso l’Archivio di Stato di Teramo.

Alla presentazione, presieduta da Carmela di Giovannantonio, dell’Archivio di Stato, interverranno Maddalena Carli, storica dell’Università di Teramo; Francesco Saverio Moschetta, medico psichiatra; Nicola Serroni, direttore del Dipartimento di Salute mentale di Teramo; Roberto Fagnano, direttore della Asl di Teramo; Maria Teresa Spinozzi, della Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo. Per l’occasione saranno esposti anche i documenti del Fondo Archivio storico dell’Ospedale psichiatrico Sant’Antonio Abate.

 

Nel pomeriggio, alle 17.30, presso la Biblioteca provinciale si terrà un reading musicale dal titolo Lettere dal Manicomio di Teramo con letture di Maria Rosa Milani e Roberto Di Donato e intermezzi musicali del violinista cantante Paolo Buconi.

 

La mostra ‒ che rimarrà aperta fino al 31 marzo prossimo ‒ e il catalogo, realizzati su iniziativa dell’Università di Teramo e della relativa Fondazione universitaria, hanno ottenuto il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e le attività culturali, della Regione Abruzzo, della Biblioteca provinciale “Melchiorre Delfico, della Provincia, della Asl e dall’Archivio di Stato di Teramo e dell’Istituto provinciale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche e dell’età contemporanea di Ascoli Piceno.

«L’idea di realizzare una mostra sulle donne ricoverate in manicomio durante il periodo fascista ‒ si legge nella nota introduttiva degli autori del catalogo Annacarla Valeriano e Costantino Di Sante ‒ nasce dalla volontà di restituire voce e umanità alle tante recluse che furono estromesse e marginalizzate dalla società dell’epoca. Durante il Ventennio si ampliarono i contorni che circoscrivevano i concetti di emarginazione e di devianza e i manicomi finirono con l’accentuare la loro dimensione di controllo e di repressione… Ci è sembrato importante raccontare le storie di queste donne a partire dai loro volti, dalle loro espressioni, dai loro sguardi in cui sembrano quasi annullarsi le smemoratezze e le rimozioni che le hanno relegate in una dimensione di silenzio e oblio. Alle immagini abbiamo affiancato le parole: quelle dei medici, che ne rappresentarono anomalie ed esuberanze, ma anche le parole lasciate dalle stesse protagoniste dell’esperienza di internamento nelle lettere che scrissero a casa e che, censurate, sono rimaste nelle cartelle cliniche… L’ospedale psichiatrico Sant’Antonio Abate di Teramo, in questo senso, è stato un osservatorio privilegiato… Il lavoro di ricerca e di valorizzazione condotto su questi materiali ha permesso così di recuperare una parte fondamentale della memoria regionale e di restituirla alla collettività… La mostra è stata impaginata in modo da far riflettere sia sulla storia manicomiale del nostro Paese, sia sulle diverse categorie di donne che furono colpite dalle misure restrittive».

 
 

Ultimo aggiornamento: 14-03-2016