Annuari Giurisprudenza


La Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo teramano ha ritenuto opportuno riprendere l’antica tradizione universitaria degli Annuari, seguendo la cadenza dell’anno accademico e quello del 2019-2020 si può considerare, in tal senso, una specie di numero zero.

 

La ragione di questa scelta risiede, almeno in parte, nella circostanza che si va affermando, piuttosto confusamente e senza una precisa direzione, nella governance universitaria l’idea di valutare, anziché il singolo ricercatore, le comunità scientifiche, quali sono da sempre le Facoltà e i Dipartimenti. Intendiamoci, alla base c’è sempre il singolo studioso e la ricerca, soprattutto nelle scienze sociali, resta prevalentemente un fatto individuale, ma il sentimento di comunità che la valutazione delle strutture innesca può giovare a tutti.

 

Innanzi tutto, può servire a conoscersi meglio e non solo semplicemente, come accade di frequente, per gli incontri sporadici nei corridoi, o per le riunioni di quei consessi dove si va il più delle volte con reciproco sospetto, soprattutto se in ballo c’è la divisione di scarse risorse. Conoscersi scientificamente implica la crescita ragionata di una stima reciproca e, inoltre, può spingere a migliorarci reciprocamente, sia diventando attivi, sia imparando a confrontarci su temi che possono essere comuni o propri, ma sempre visti da punti di vista diversi.

 

Vi sono, poi, altre tre ragioni che possono giustificare la raccolta degli Annuari della Facoltà. La prima è che questo strumento rende immediatamente visibile a livello
nazionale e, forse, anche oltre che non siamo un mero corpo amministrativo, ma una vera e propria comunità scientifica di ricerca e come tale meritevole di particolare
apprezzamento. Inoltre, la scelta dei contributi conferiti mostra anche che ogni ricercatore della Facoltà teramana di Giurisprudenza è ben inserito nella su comunità
scientifica di riferimento settoriale, con precisi riferimenti nazionali e, in diversi casi, anche europei e internazionali. Infine, la raccolta degli Annuari si giustifica con la vicenda del finanziamento della ricerca, o – meglio – sarebbe più esatto dire del de-finanziamento della ricerca. La scarsezza di mezzi in cui è tenuta la ricerca italiana, ormai da decenni, è disonorevole, così come scarsa è la considerazione politica che si ha del corpo universitario.

 

È ben difficile che a una simile situazione si possa reagire efficacemente con proteste collettive o scioperi; sono strumenti, questi, molto lontani dal modo di lavorare del singolo ricercatore. Presentare i risultati del proprio lavoro, fatto in condizioni di disagio economico e ambientale, ed evidenziarne pubblicamente la qualità può servire

a sottolineare quanto ingiusto sia il modo in cui l’Università italiana è trattata.

 

La raccolta dei contributi è avvenuta tutto sommato in tempi ragionevolmente brevi, perché ha riguardato per lo più lavori già editi prevalentemente in riviste di fascia “A”, secondo la valutazione Anvur, o in libri collettanei pubblicati da editori di rilievo nazionale. Solo in pochissimi casi sono stati inseriti scritti inediti, che sono stati sottoposti a valutazione e che sono da pubblicare in una collana di “working papers”. Un’altra iniziativa, questa, della Facoltà di Giurisprudenza a favore della ricerca dei suoi docenti, che serve da battistrada per la pubblicazione in riviste di settore di particolare prestigio.

 

La scelta di ri-pubblicare lavori già editi in riviste scientifiche di pregio è stata dettata da due ragioni: innanzitutto, ciò ci ha sollevato dall’effettuare una vasta operazione di peer review, essendo questa già stata compiuta efficacemente dalle riviste scientifiche di settore; in secondo luogo, si mostra così, in modo immediato, il grado di inserimento nelle rispettive discipline scientifiche dei ricercatori della Facoltà.

 

Ovviamente, l’intera operazione sconta il problema dei costi di stampa, o anche di composizione per un e-book. Si tratta di cifre che sono ormai proibitive per le esauste casse degli Atenei. Si aggiunga che, nel caso italiano, ma vale anche per la maggior parte dei sistemi universitari europei, le Università non hanno ancora sviluppo il tema dell’editoria scientifica in modo corrispondente a quello degli atenei anglosassoni e statunitensi, dove – si può dire – ogni sede universitaria ha una sua casa editrice che gode dello stesso prestigio del proprio Ateneo.

 

A questa carenza in una qualche misura cerca di supplire la pubblicazione dell’Annuario, costruito con l’apporto di tutti anche nella formattazione, e ciò spiega anche la sua imperfezione, e con la pazienza di alcuni per l’assemblaggio in un unico contenitore. In un’epoca di transizione e con le difficoltà della situazione presente, a causa della pandemia di Covid, perciò, l’Annuario vuole essere solo un segno di un cambiamento che speriamo di potere confermare anche nei prossimi anni. 

 

Stelio Mangiameli — Paolo Marchetti

 
Ultimo aggiornamento: 16-12-2022